Ancora un intervento dell’Antitrust nei confronti di alcune compagnie telefoniche che sono state multate per una somma complessiva di 3,2 milioni di euro per avere posto in essere condotte aggressive, in violazione degli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo, aventi ad oggetto l’invio ai clienti, presunti morosi, di lettere di sollecito di pagamento contenenti la minaccia di iscriverne il nominativo in una banca dati, denominata S.I.Mo.I.Tel., banca dati non ancora operativa e dalla finalità indeterminata, al fine di indurli a pagare gli addebiti richiesti.
L’Autorità accertato che, sebbene in tale banca dati avrebbero dovuto essere inseriti solo i nominativi dei clienti “morosi intenzionali” secondo determinati requisiti, gli operatori sottoposti al citato provvedimento sanzionatorio, inviavano solleciti anche a clienti non qualificabili come tali perché privi di tutti i requisiti per l’iscrizione, compresi quegli utenti che potevano contestare la fondatezza del debito vantato dall’operatore.
L’indicazione della possibile iscrizione a questa nuova “banca dati di cattivi pagatori” è stata ritenuta dall’Autorità idonea a condizionare i destinatari della comunicazione di sollecito a pagare le somme loro richieste. Infatti, gli operatori, sfruttano la minaccia di fare ricorso a uno strumento previsto come forma di autotutela del mercato nei confronti dei morosi intenzionali, ma non ancora attivo, inducendo i destinatari a ritenere che, a prescindere dalla fondatezza della propria posizione debitoria, potenzialmente anche incerta e/o oggetto di contestazione, fosse preferibile provvedere rapidamente al pagamento dell’importo richiesto, al fine di evitare l’iscrizione nella banca dati, con la possibile conseguenza di non poter più avere contratti con alcun operatore telefonico. (fonte Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato)
A ciò si aggiunga che spesso alcuni operatori telefonici, al cospetto di un loro cliente che contesta gli importi indicati in bolletta e decide di non pagare in attesa di fare chiarezza sulle somme richieste, segnalano all’Agenzia delle Entrate, intempestivamente, ovvero prima di avere fatto chiarezza sugli importi contestati, il mancato pagamento della “tassa di concessione governativa”. I contratti telefonici risentono di una apposita tassa pari ad euro 5, 16 per i privati e euro 12,91 per le imprese. Questa intempestiva ed alle volte errata segnalazione, induce l’Agenzia delle Entrate ad emettere un provvedimento di riscossione del dovuto, oltre la sanzione prevista.
In ultimo si aggiunga il provvedimento di alcuni giorni orsono con il quale la conciliazione al Corecom attraverso la compilazione di una apposita modulistica di sole due pagine e un successivo incontro presso la sede del Corecom stesso (conciliazione che stante i nostri associati, funzionava magnificamente), è stata soppressa da un procedura tutta on line, complicatissima per i più.
Tutte queste novità lette come sinergiche tra di loro, porteranno il consumatore medio, che si trovasse al cospetto di una bolletta che decidesse di non pagare e contestarla per la presenza di voci non richieste o non utilizzate, a dover fare ricorso al Corecom con un sistema complicatissimo (conciliaweb) per gli anziani e impossibile per chi si è visto sospendere il servizio che prevede:
a) entrare in internet (figuratevi quelli che venivano da noi perché internet aveva smesso di funzionare);
b) studiarsi il regolamento “manuale utente – Concilaweb” composto da 30 pagine;
c) accedere alla piattaforma “conciliaweb”;
d) registrarsi o, in alternativa utilizzare il proprio Spid;
e) se non si è registrati o non si ha un proprio Spid, bisogna crearsi un proprio account;
f) se si sceglie il “flag” vuol dire che l’utente non ha la possibilità di gestire le istanze via internet;
g) eseguire il captchaper per determinare se l’utente sia un umano (e non un computer o, più precisamente, un bot);
h) si accede poi alla modulistica da inviare insieme ad eventuali allegati da scansionare in formato Pdf e Jpg;
i) compilati tutti i campi, la modulistica dovrà essere firmata tramite la generazione di un token “OTP” (firma digitale);

Al contempo lo stesso utente rischia la segnalazione all’Agenzia delle Entrate per la tassa di concessione governativa (presente nella bolletta contestata) non pagata e le relative sanzioni, oltre alla iscrizione come cattivo pagatore a questa nuova banca dati denominata S.I.Mo.I.Tel..

E’ intuibile che se informati su tutto quando sopra descritto, la maggior parte dei consumatori “manderà giù il rospo” e pagherà la somma probabilmente non dovuta per non rischiare “un’odissea telefonica”.

Per combattere queste prepotenze, il Codacons ha già attivato gli avvocati del proprio Collegio Legale, affinché valutino la possibilità di difendere i diritti dei consumatori, anche percorrendo le cosiddette vie legali collettive.

Presidente CODACONS
(Fabio Galli)