“Il diabete 1 ed il diabete 2 sono due malattie diverse: differenti sono le cause, le età di coinvolgimento e differente è la complessità gestionale di queste patologie tanto che spesso il diabete di tipo 2 si può curare attraverso farmaci mentre per quello di tipo 1 l’insulina è indispensabile e insostituibile”. Così il dottore Lorenzo Piemonti , vice primario dell’Istituto di Ricerca sul diabete presso il San Raffaele di Milano segna le prime diversità tra i due tipi di diabete, continuando precisa:”In entrambi i casi si alza il livello glicemico, tutto questo col tempo può portare a delle complicanze : vale a dire lo zucchero in eccesso può danneggiare diversi organi; del diabete 1 non si conoscono le cause, ciò impedisce di riuscire a frenarla nel suo sviluppo – aggiunge –in questo caso la ricerca è fondamentale, mentre per il diabete di tipo 2 l’arma in più è rappresentata dalla prevenzione, sana alimentazione e movimento restano utilissimi. Nel primo tipo che spesso si manifesta nei bambini piccoli le cellule non sono in grado di produrre insulina mentre nel tipo 2 l’organismo produce insulina ma in modo ridotto; il diabete 1 può colpire anche in età avanzata, fino ai 45 anni, anche in questo caso la terapia con l’insulina è essenziale per vivere. In età scolare –chiarisce – viene colpito 1 bambino su 300 in media dal diabete di tipo 1, la patologia è in aumento e ci sono aree dove la malattia è più presente, come per esempio la Sardegna: i motivi di ciò sono ancora ignoti”. Su un aspetto lo studioso, puntualizza:”Le donazioni rimangono fondamentali, al momento si possono recuperare cellule in grado di produrre insulina tramite la medicina rigenerativa.; per alcuni organi il donatore deve essere defunto, penso al pancreas. Il futuro ci vedrà impegnati a provare di impiantare organi da animali, in questo senso il pancreas del maiale ha parecchie affinità con quello umano però non è possibile attualmente il trapianto per il rigetto di quanto trapiantato. La sfida interessa tutta la società –conclude- investendo vari settori e le discipline più disparate;tutti devono produrre il proprio sforzo, quanto sia prezioso il donare lo si capisce quando attraverso dei trapianti si dà nuova linfa ad un’esistenza provata dalla malattia”. Il lavoro in equipe come capacità di un centro studi di coordinarsi e di mettere in sinergia competenze ed attitudini rimane fondamentale: così ad accompagnare il dott. Piemonti erano presenti quattro ricercatori (Valeria Sordi, Antonio Citro, Elisa Cantarelli e Silvia Pellegrini) a riprova dell’importanza di fare squadra per ottimizzare le conoscenze; davvero tutti uniti nella loro missione. L’incontro si è tenuto presso la scuola primaria Ciro Menotti di Spezzano nell’ambito della “Settimana della Salute”:ad ascoltare con grande interesse gli interventi dei diversi ricercatori due classi di alunni CIMG1234; davvero una mattinata, organizzata egregiamente, che ha trattato con sensibilità e appassionato le generazioni future riguardo un tema tanto delicato