Il Carpi a Carpi sembra destinato a rimanere un sogno almeno per il momento. Amministrazione comunale e dirigenza societaria si sono lungamente confrontate valutando tutte le possibili variabili per permettere alla neopromossa di disputare il massimo campionato calcistico nella città dei Pio. Mettere a norma il Cabassi , allo stato delle cose,rimane una soluzione tanto nostalgica quanto improbabile: difficile presentare un progetto capace di venire incontro alle esigenze gestionali delle due parti in gioco. Da questo punto di vista ci sono da valutare varie cose:costi elevati per la ristrutturazione del Cabassi che rimane di proprietà comunale, un investimento comunque sostanzioso si deve legare ad un programma del club da vedersi in un’ottica lungimirante. In questo senso al problema economico si affiancano questioni di marketing e d’immagine: sostenibilità e continuità del progetto Carpi rimangono fattori prioritari. La possibilità per la vincitrice del torneo stagionale cadetto di rimanere a Carpi sarebbe quella di realizzare un nuovo impianto sportivo: un percorso definito interessante da ambo le parti ma che ha il problema di doversi realizzare in tempi brevi; attualmente l’idea è lasciata in stand-by. La soluzione che maggiormente soddisfa Comune e società calcistica è quella di disputare i turni casalinghi altrove; certo la cosa può fare storcere il naso in nome di un sano campanilismo, ma ci sono diversi aspetti da considerare. A proposito il confronto con il Sassuolo può aiutare a capire meglio alcuni meccanismi che ruotano intorno al sistema calcio. Biancorossi e neroverdi simili per tradizione e nuove sul palcoscenico della serie A, ma c’è una sostanziale differenza: il Sassuolo non sarà mai a Sassuolo, scelte manageriali hanno deciso che il Mapei Stadium di Reggio Emilia sarà la casa dei neroverdi; una decisione che ancora oggi pone interrogativi in merito al senso d’appartenenza cittadino. L’esilio del Carpi ha i crismi della temporaneità:c’è voglia di portare il grande calcio nella città dei Pio, lo spettacolo è solo rimandato. Prendere tempo e valutare il da farsi può permettere di trovare una soluzione meglio rispondente alla dimensione sociale e sportiva della comunità carpigiana. Non rimane che emigrare con l’obiettivo di tornare a Carpi, il tutto potrebbe aiutare a capire diverse cose;non è solo un problema di costruire cattedrali nel deserto, ma talvolta sono necessari accorgimenti per dare continuità e prestigio alle proprie intenzioni. Il futuro biancorosso tra Modena e Parma, con l’opzione città ducale in forte vantaggio. Da un punto di vista logistico Modena andrebbe meglio per ragioni spazio-temporali, ma il desiderio di Parma di continuare a respirare grande calcio sembra decisivo. Parma intera sarebbe lieta di accogliere il Carpi, per ragioni di sponsor e questioni legate al bacino d’utenza l’ipotesi Tardini si lascerebbe ampiamente preferire. Parma giusto il tempo di studiare un futuro a Carpi, come dire meglio Tardini che mai…carpicalcio